Vincent Leone, studente della Residenza Job Campus di Padova, ci racconta la sua esperienza come partecipante al Future Thinking, percorso di orientamento personale e professionale promosso dall’Ufficio Career Service del Collegio Mazza.
L’intervista è a cura di Mariagloria Gelao, studentessa della Residenza Job Campus.
Il Future Thinking come può incidere sul tuo percorso per quanto riguarda le tue scelte future accademiche?
Ho cominciato il Future Thinking con le idee abbastanza chiare riguardo le mie scelte accademiche e le future scelte professionali.
Questo percorso, più che aver indirizzato o influenzato la visione con la quale sono partito, direi che ha corroborato la tesi iniziale, aiutandomi a visualizzarla con maggiore ordine.Del Future Thinking, che cosa ti sta aiutando ad individuare aspetti del mondo personale e professionale?
Penso che non ci sia maggiore ricchezza di quella apportata dall’esperienza di vita di una persona. È affascinante come in una manciata di minuti qualcuno possa lasciarti piccoli spunti preziosi da portare con sé. Nutrendo un interesse in campo manageriale e di team working, questa contaminazione offerta dagli incontri con i vari imprenditori diventa un aiuto non solo sotto il punto di vista personale ma anche professionale.
In che modo ti sta aiutando ad immaginare il tuo percorso futuro?
Il “mettere nero su bianco” un progetto presente nella propria testa aiuta sicuramente a visualizzarlo. Ci si scontra con la necessità di definire gli step e gli strumenti necessari per il raggiungimento del proprio obiettivo. Trovo l’analisi della sostenibilità e della misurabilità di un progetto estremamente funzionale alla sua chiara visualizzazione. Gli incontri che ho avuto con Elisabetta hanno spinto in questa direzione.
Sul piano personale, quali aspetti della personalità ti sta aiutando a focalizzare ed approfondire?
Penso che questo percorso dia spazio per interrogarsi sulle proprie attitudini. Una volta definiti i propri valori, che in qualche modo determinano dove si vuole apportare un contributo nel mondo, bisogna interrogarsi su come farlo. Capire quale ruolo permette di esprimerci al meglio è il primo passo e porta come positiva conseguenza la valorizzazione della persona che decide di mettersi in gioco.
Spiegaci brevemente quali incontri con imprenditori hai seguito.
Ho partecipato all’incontro con Fausto Panizzolo, Sergio Parolin e Michele Polico. Ognuno di loro ha condiviso la propria esperienza di vita, a partire dagli studi fino a esporre le esperienze professionali di carattere internazionale.
Nonostante i diversi profili formativi è sempre emersa una costante: la passione per il proprio lavoro. Sono esempi di imprenditori italiani che danno fiducia a chi voglia intraprendere un percorso simile nel proprio campo.Qual è l’incontro che ti ha appassionato di più?
L’incontro che mi ha suscitato maggiore interesse è stato quello con Fausto Panizzolo.
L’idea di studiare nel campo dell’ingegneria biomedica, girare il mondo, per poi tornare in Italia e fondare un’azienda, con l’obiettivo concreto di aiutare le persone a camminare. Un uomo con un percorso eterogeneo, ricco e completo che non posso che guardare con stima e ammirazione.
Condivido con lui una formazione di carattere tecnico che vorrei però supportare con conoscenze ed esperienze legate al management.Hai pensato di partecipare ad altre attività come queste proposte dal collegio?
Sì, ho scelto l’innovation eXperience proprio per questi motivi!
Ad aprile ho cominciato un progetto con Zordan, azienda che fa del suo innovativo modello organizzativo e dei rapporti interpersonali i propri punti di forza. Il fine primo è quello di guidare il processo di crescita della neo sede americana dell’azienda, in un contesto di team.
Rapportarsi con figure del calibro di Maurizio Zordan, Giuseppe Caruso e Filippo Ferracin è estremamente arricchente.
Sto acquisendo tasselli professionali importanti che, sviluppati in parallelo a quelli tecnici, spero mi permetteranno di apportare un contributo significativo in futuro.Cosa vuol dire fare innovazione?
Penso che il “fare innovazione“ coincida con l’adattarsi, con prontezza e plasticità mentale, al cambiamento.
Una condizione di equilibrio dinamico che si mantiene tale solo abbracciando una costante condizione di divenire.
Il mondo non è lineare, allo stesso modo non può esserlo il nostro metodo di risoluzione dei problemi.
Spesso il campo dell’ innovazione va esplorato senza l’evidenza concreta di star percorrendo la strada giusta.
Ringrazio Giovanni Rigon che, supportandoci e guidandoci in questo progetto, ci sta fornendo gli strumenti per acquisire la giusta fiducia e confidenza.