Ciao a tutti!
sono Alessandra Arthemalle, laureata in Ingegneria Biomedica che ora si appresta a finire la magistrale di Bioingegneria a Padova. Ad ora mi trovo in Finlandia, presso l’università di Jyväskylä per svolgere un periodo di tirocinio e portare a termine il mio progetto di tesi. Sono atterrata i primi di ottobre in un aeroporto immerso nei boschi: l’aria era già decisamente frizzantina rispetto all’Italia in cui ancora si poteva godere delle giornate temperate.
Appena arrivata tutto era per me nuovo ma devo dire che la cosa che più mi ha sorpreso è stata l’efficienza del sistema universitario. Sin da subito sono stata accolta da Sari, una segretaria, che con una videochiamata mi ha spiegato tutto quello che mi serviva sapere per iniziare i miei giorni da studentessa Erasmus a Jyväskylä: dagli abbonamenti autobus ai numeri di pronto intervento.
L’ateneo è davvero grande ed è diviso in numerose sezioni, ovviamente sparse tra laghi e boschi. Quello che più mi ha colpito è che si possono vedere strutture modernissime affiancate da costruzioni tradizionali in legno o mattoni, tutto rigorosamente immerso nel verde. Io, in particolare, faccio capo alla facoltà di Sport and Health Sciences, nella quale si possono ammirare numerosi campi da calcio e palestre di ogni genere. Qua, di certo, hanno fatto loro il motto: “mens sana in corpore sano”, infatti, gli studenti iscritti possono partecipare a moltissime attività: piscina, hockey, pallavolo, sala pesi e tantissimi altri. Non bisogna certo dimenticare il tavolo da ping pong e le saune a disposizione di tutti, per potersi poi godere al meglio l’aria pungente dell’inverno.
Ah, quasi dimenticavo: andarsene in giro in calzini è la cosa più normale che si possa fare all’interno dell’università. Alcuni amici finlandesi mi hanno spiegato che studiare scalzi, a quanto pare, aiuterebbe la concentrazione. Del resto, anche nelle case private è assolutamente buona norma togliere le scarpe all’ingresso. Chi mai vorrebbe sporcare i pavimenti con i propri stivali carichi di neve?
Proprio per questo ogni ingresso dei plessi universitari è dotato di file di appendiabiti e alloggi per sistemare le scarpe di modo da potersi godere in tranquillità la giornata e studiare al meglio. Ricordo che questa è stata una delle cose che più mi ha sorpreso della cultura finlandese e quando chiesi se ci si potesse fidare a lasciare le proprie cose incustodite, ricevetti delle occhiate dubbiose come di chi non ha ben colto il senso della domanda. Capii subito che l’idea che qualcuno potesse rubare un oggetto personale dalla tasca di una giacca era ridicola e assolutamente impensabile.
Ora che avete capito un po’ il mondo in cui sto vivendo, vorrei raccontarvi della mia esperienza di tirocinio.
Insieme a Francesco Cenni, ricercatore post-doc, e altri collaboratori stiamo studiando come la paralisi cerebrale influenza il movimento nei bambini. Per chi non lo sapesse, la paralisi cerebrale (CP) è la disabilità infantile più comune (sono colpiti 3 neonati su 1000). Questa disabilità è generalmente definita come menomazione motoria, in quanto è caratterizzata da disturbi della motilità volontaria o della postura, derivanti da malformazioni occorse in epoca prenatale del sistema nervoso centrale.
Non voglio addentrarmi troppo sul lavoro che facciamo e rischiare di annoiarvi con troppi tecnicismi ma quello che vi posso sicuramente raccontare è stata una particolare occasione che ricordo ancora con grande gioia. Solitamente lavoriamo con bambini, sempre accompagnati dai genitori e, essendo la raccolta dati molto lunga e per loro noiosa, a fine giornata offriamo ai bimbi un regalo per ringraziarli di essere stati pazienti e collaborativi. Un pomeriggio abbiamo avuto una paziente affetta da CP un po’ più grande del solito, 15 anni. Dopo 5 ore di rilevamento dati, come sempre, il mio responsabile Francesco si è apprestato a regalarle qualcosa ma lei, con grande cortesia e quel briciolo di maturità in più, ha rifiutato dicendo che per lei il regalo più grande fosse avere qualcuno che studiava questa disabilità, ringraziandoci tutti.
È stato un momento molto emozionante che mi ha fatto capire l’importanza del lavoro di molti ricercatori e la fortuna che ho avuto a poter partecipare a questo studio.
Potrei continuare a raccontarvi tanti piccoli dettagli, dalla gentilezza estrema dei finlandesi, alle innumerevoli gaffe che ho fatto non essendo abituata a camminare nelle strade ghiacciate, allo scoprire che nelle saune non si indossa il costume (e le saune sono miste!) ma ho paura che mi dilungherei troppo.
Posso solo dire, in estrema sintesi, che questa esperienza in Erasmus, seppur relativamente breve mi ha aiutato a crescere tantissimo, a vedere e conoscere nuove culture e innamorarmi ancora di più del mio ambito di studi. A tutti gli studenti intenzionati a fare l’Erasmus, non posso che raccomandare vivamente di vincere ogni paura, informarsi bene e poi andare. Non posso certo negarvi che ci saranno tante difficoltà inizialmente, ma le persone che conoscerete, i panorami che vedrete e le esperienze che vivrete vi accompagneranno per sempre.
Un saluto dall’incantevole paese dei mille laghi.
Kiitos,
Alessandra