Ciao a tutti, amici Mazziani!
Per chi non mi conosce sono Alessandro, un fisico al quinto anno di Collegio e fiero ex Kaiser del Primo Piano. Vi scrivo da una ridente cittadina tedesca in mezzo al nulla, a 30 km da Olanda e Belgio, dove qualcuno molto simpatico ha deciso di costruire il più grande centro di ricerca della Germania (che chiameremo FZJ perché “Forschungszentrum Jülich” suona male).
Sono passati tre mesi dall’inizio della mia avventura crucca: posso solo raccontarvi che sono piuttosto soddisfatto di come sta andando. Non è il classico Erasmus in una capitale europea con 100.000+ studenti: la cittadina ha 30.000 abitanti, due bar e qualche kebabbaro, per cui non ci sono molte attività. Sono stato però molto fortunato a trovare alloggio nel Collegio dell’istituto, dove condivido l’appartamento con altri studenti e dottorandi da tutto il mondo con cui è bellissimo organizzare serate internazionali e discutere di ogni tipo di scienza. Tra serate d’obbligo un paio di volte a settimana (in Germania ci sono vacanze una settimana sì e l’altra pure), passeggiate nei parchi naturali sul confine, visite a città storiche come Aquisgrana e tanta buona compagnia, il buon umore non manca. Certo, quando piove qui piove per settimane, ma ultimamente ci sono 28° fissi e ho il campetto da basket in giardino, per cui…
All’istituto il lavoro procede bene: mi sono buttato in un settore di cui sapevo poco o niente, ho passato il primo mese a studiare e i successivi a fare algoritmi e simulazioni. Oggi ho ricevuto notizia che la mia proposta è stata apprezzata da un altro gruppo di ricerca e ci faranno un esperimento, per cui mi posso ritenere soddisfatto!
Una cosa che apprezzo tantissimo è la quantità di opportunità che ci sono qui: ho preso parte ad una Spring School completamente finanziata dal centro di ricerca, vengono organizzati diversi seminari ogni settimana con esperti da tutta Europa ed ho la possibilità di confrontarmi con una dozzina di altri studenti che lavorano con me. Una rassicurazione da italiano in esilio: la mensa è più che dignitosa (sorry mensa Mazza) con una miriade di alternative tra cui patate fritte ogni giorno. Note dolenti: costicchia un po’ e sarebbe meglio evitare la pizza con feta e cipolle del giovedì.
In conclusione, un paio di consigli: vivere un’esperienza internazionale può essere un’opportunità unica nella vita. Nel mio caso, ha aiutato tantissimo a creare una nuova visione, ad apprezzare e riconoscere nuove possibilità per il futuro e creare una rete di amicizie immensa. Inoltre, aiuta tantissimo a sviluppare autonomia e senso di sé: io sono sempre stato viziato durante i miei anni in Collegio, ma le piccole cose come il cucinarsi la cena, pulirsi la stanza e fare la spesa ogni due giorni aiutano pian piano ad entrare nel mondo dei grandi. Infine, dopo un paio di colloqui con aziende ed istituti posso assolutamente confermare che il fatto di aver speso un periodo in questo centro mi sta dando un sacco di punti. Per cui pensateci ragazzi, ma neanche troppo: sentite cosa vi piace, scegliete un Paese che vi ispira e buttatevi. Io, per me, se fossi rimasto in Italia tutti i cinque anni di università mi sarei sentito incompleto. E la lingua non è un grosso problema: io sto sopravvivendo con l’Inglese senza sapere quasi nulla di Tedesco, anche se ammetto che in panificio e alla fermata del bus accadono cose divertenti.
Per cui giocate, amici. Aspetto con ansia di leggere le vostre avventure sul sito del Collegio o in bacheca, come state facendo voi ora. Nel frattempo, vi auguro un grosso in bocca al lupo e vi abbraccio forte.
Ad maiora,
Alessandro Marcomini