Ciao, sono Chris Giriolo, studente del terzo anno del corso di Laurea in Beni culturali.
Voglio aprire questo mio breve resoconto con una citazione che ormai mi accompagna dall’inizio di questa esperienza, una citazione di Baudelaire che dice: “Vi è, nel cambiamento, qualcosa di infame e gradevole insieme” e io, per la seconda volta in meno di tre anni, ho cambiato radicalmente la mia vita. La prima esperienza è stata, relativamente facile, trasferendomi da Cataforio, un piccolo borgo nella periferia di Reggio Calabria, a Verona; ma la seconda volta, è stata decisamente più difficile, partendo in Erasmus in Spagna, precisamente a Salamanca, nella regione di Castilla e Leon, in un momento molto delicato come questo causato Covid.
Diciamo che fino all’ultimo sono stato indeciso se partire o meno, proprio per la paura del virus ma, alla fine, ho deciso di partire e di godermi al massimo questo nuova esperienza, spronato e convinto anche dai miei amici.
Arrivato all’aeroporto di Madrid ci sono già i primi problemi di comunicazione con la autorità spagnole, vista la grandissima quantità di documenti che si devono presentare causa pandemia; e, sul bus che mi doveva portare a Salamanca, ho pensato più volte “Ma chi cavolo me lo ha fatto fare”.
I primi giorni, ovviamente non è stato semplice: rapportarsi con una nuova cultura, nuovi usi e costumi, nuove abitudini [per esempio: gli spagnoli fanno colazione con caffè o cappuccino e poi cose salate (come churros), panini con la frittata o bruschette al pomodoro o altre cose] e, soprattutto, una nuova lingua non è facile.
Ma credo che siano queste le esperienze che ti fanno crescere: bisogna uscire dalla propria zona di confort e mettersi in gioco, ormai abbiamo il mondo a portata di mano praticamente.
L’Erasmus, in particolare, ti fa crescere sotto molti punti di vista. Fortunatamente io sono, e sono stato da sempre, un ragazzo abbastanza autosufficiente, quindi sapevo già cosa mi aspettava e cosa mi sarebbe aspettato per i prossimi 6 mesi: fare la spesa, fare la lavatrice, cambiare le lenzuola, cucinare 2 volte al giorno (e ora capisco mia madre che si lamenta sempre del dover cucinare sempre) e di conseguenza lavare i piatti, pulire e sistemare la camera, lavare il bagno ecc.
Tutte faccende domestiche che spesso non facciamo noi personalmente ma, l’Erasmus è anche questo e, secondo me, sono cose che ti formano sotto diversi punti di vista.
Poi vabbè, tutti sanno che l’Erasmus (in Spagna particolarmente) significa FESTA e, non nego, delle poche volte in cui ho fatto “festa” (rispettando tutte le regole ovviamente) con ragazzi di tutta Europa: Francia, Spagna, Italia, Polonia, Germania, Inghilterra e così via. Ma è questo il bello uscire con persone nuove ogni sera, conoscendole e conoscendo le loro storie.
Per esempio, una sera mi sono ritrovato, insieme un ragazzo di Bergamo, in casa di alcune ragazze e, mentre parlavamo, si passava dal parlare spagnolo, poi inglese, poi qualche parola in italiano, poi ancora Spagnolo, poi a mischiare Spagnolo e Inglese, insomma una vera e propria Babilonia che però ti aiuta ad apprendere velocemente.
Non indifferente è stato l’impatto con l’Università: prima lezione, Storia della Musica Spagnola, vado in aula, e siamo solo io ed il professore (Manuel), che per altro era alla sua primissima cattedra; è stato stranissimo, ma abbiamo fatto “amicizia”, tanto che un giorno in caffetteria ci siamo bevuti un caffè insieme e tutt’ora è rimasta una reciproca simpatia. Però l’impatto con il resto delle materie è stato molto positivo. Comunque, i professori sono molto disponibili ad aiutarti e, soprattutto, ho visto molto più voglia e entusiasmo da parte dei professori spagnoli rispetto agli italiani: qui i professori ti trasmettono il loro amore per la materia che insegnano, ti fanno capire l’essenza di ciò che ti stanno spiegando, vedi i loro occhi quasi brillare, sprizzare di gioia, quando spiegano una lezione. E credo che, professori del genere, servirebbero in tutte le scuole e università del mondo; professori che ti trasmettono il loro amore per la materia, che ti fanno amare la materia e non pesare.
Inoltre, qui hanno un metodo completamente diverso di fare lezione o esami, dipende dalle diverse materie: alcuni esami sono delle semplici esposizioni che fai di un argomento, cercando di fare diversi collegamenti e “difendendo” (cioè rispondendo alle domande) e alle affermazioni del professore; oppure altri considerano molto importanti gli appunti. Per esempio, in Arte e architettura del tardogotico spagnolo, la professoressa, tiene in considerazione gli appunti presi durante le uscite nei luoghi da studiare; si perché qui si fanno le uscite hai monumenti, per toccare con mano, e vedere con i propri occhi ciò che studi (metodo sicuramente efficace per capire cosa si sta studiando e come applicare cio che si studia).
Per concluder dico solo che, personalmente, credo che si debbano fare esperienze del genere (nonostante tutte le difficoltà), soprattutto adesso che siamo dei “ragazzi”, che abbiamo le energie, il tempo e anche l’occasione di farle. E l’invito che faccio ai miei colleghi è: Andate in Erasmus! Difficile che ve ne pentiate, ci saranno i momenti di crisi e di panico, ma sono normali, dovete solo avere la forza di superare le prime due settimane, poi non vorrete più lasciare la città che vi ospita (come sta capitando a me, che sono completamente innamorato di Salamanca, dalla sua storia e dei suoi meravigliosi edifici dorati).
L’Erasmus fa crescere, responsabilizza, permette di fare cose che difficilmente si farebbero nel proprio paese o nella propria città, nel bene e nel male, ti mette in gioco, sviluppa in te una forte curiosità, offre possibilità di viaggiare e di fare gruppo (io ho avuto la fortuna di vedere diverse città come Avila e Segovia), di stringere anche solide amicizie che possono durare anche oltre una semplice parentesi semestrale.
Ma soprattutto, questo sono le esperienze che vi porteranno a creare dei ricordi indelebili per tutta la vita.
Vivete questa vita al massimo. Ne abbiamo solo una, ed è un peccato non sfruttarla al massimo delle nostre possibilità.