Il racconto dall’Erasmus di Giulia Errichiello, studentessa della Residenza Job Campus di Padova.
Sono Giulia Errichiello e faccio parte della realtà del collegio Mazza da due anni ormai e vi scrivo per condividere con voi questi ultimi mesi spesi in Francia, precisamente a Nancy, antica capitale del Ducato di Lorena.
Attualmente sto svolgendo un internship presso l’Institut Jean Lamour (IJL). Quest’ente di ricerca finanziato dall’università di Lorraine, dal CNRS e dalla UE, è uno dei centri di ricerca sui materiali più di rilievo su tutto il suolo francese.
Nessuno tra i nuovi arrivati a IJL negherà che tutto l’istituto è un enorme labirinto di laboratori, aule e uffici. Dietro una delle mille porte dei piani sotterranei di questo edificio, si può celare qualsiasi cosa: da un laboratorio di sintesi organica, a un reattore per simulare la fusione per confinamento magnetico.
Qui lavorano ogni giorno (o quasi, considerando tutte le feste che si ritagliano i francesi) 25 equipe diverse, ognuna specializzata in un particolare settore della scienza dei materiali. Io, per esempio, lavoro nell’équipe che si occupa di film sottili, cioè di spessore nanometrico, tendenzialmente per applicazioni nell’energetica green. Cooperazione e approcci multidisciplinari permeano questo ambiente, e devo ammettere, ho trovato la cosa piuttosto sorprendete oltre che riconoscerne il valore formativo. Ho avuto occasione di lavorare su strumenti incredibili, come un HRTEM: questi microscopi consentono di osservare direttamente i piani atomici, grandi quanto un milionesimo di millimetro.
Oltre a lavorare fianco a fianco con Dottorandi e Ricercatori e toccare con mano l’immenso gap di risorse economiche che sussiste tra la ricerca in Francia e in Italia, ho avuto modo di entrare un po’ più in profondità nella cultura francese. Ho scoperto come Marsiglia sia considerata la Napoli della Francia e i poveri Marsigliesi vengano continuamente derisi per il loro leggero accento, e anche, che è sempre un buon momento per indire una protesta, specialmente se non pacifica. Ho scoperto che non vi è possibilità di integrazione se non inizi ad assumere significative dosi di burro giornaliere, il che è in netto contrasto con le silhouette snelle e filiformi che si aggirano in questa nazione. Ho costatato l’attaccamento dei francesi alla loro lingua e una punta di avversione per l’inglese che, a dir la verità, risulta utile quando, come nel mio caso, vuoi migliorare il tuo livello di francese. Tralasciando il meteo e la dieta piuttosto deludenti, ci sono cose della Francia che sono innegabilmente affascinanti, per esempio: l’architettura e le Chiese. Gotiche. Incredibilmente Maestose.
La mia coinquilina buddista dello Sri Lanka era curiosa di capire come funzionasse una funzione cristiana. Ed eccoti lì, in mezzo alla folla nella cattedrale di Metz a spiegarle, in inglese, sottovoce, cos’è un pulpito, nonostante tu non l’abbia mai capito davvero. Intanto le vedi sul volto nascere un’espressione estasiata quando il coro comincia ad intonare i vari inni in francese e il sacerdote e i chierichetti ci sfilano con l’incenso accanto. Lì ti si sblocca un altro pensiero, sul valore delle tue stesse tradizioni e delle atmosfere che si respirano in Europa che hanno un sapore completamente nuovo per chi non è di queste parti.
Tra le cose più sorprendenti e inattese in questo breve viaggio, è stata proprio l’armonia creatasi con i coinquilini. Tutti diversi, tutti complementari, un po’ come accade in collegio e in un qualsiasi ecosistema ben funzionante. Una casa, 5 persone, 5 paesi diversi: Italia, Sri Lanka, Sud Africa, Slovenia e Filippine. Ogni giorno venivano a galla nuove e profonde differenze culturali che hanno sempre e solo destato curiosità e mai creato fratture. Questa è sicuramente una cosa che continuerò a portare con me: l’amore e il rispetto per il diverso.
Più parli con loro, più ti si aprono mondi. Scopri che il cocco che arriva in Europa viene preventivamente privato del suo, a te finora sconosciuto, involucro fibroso verde, da lavoratori sottopagati in Indonesia e nelle Filippine. Vieni a conoscenza di quanto sia ancora radicato il razzismo tra neri e figli del colonialismo in Sud Africa, e di quanto sia effettivamente un lusso poter spostarti da sola in città la sera senza la paura di essere aggredita e derubata.
Più parli con loro, più senti di essere vissuto in una bolla. Non importa che tu abbia passato gli ultimi diciotto anni della tua vita sui libri, la tua cultura sarà comunque settoriale e terribilmente filtrata. Quindi ringrazio di cuore tutti coloro che lavorano per promuovere l’internazionalizzazione. Ringrazio il Collegio Mazza e la sua Direzione per il loro lavoro nel continuare a catalizzare opportunità come questa e mille altre.
Un abbraccio dalla Francia,
Giulia.
PS: semmai una persona del sud-est asiatico vi offrisse qualcosa e vi dicesse che è giusto un filino piccante, sappiate che sta mentendo. Spudoratamente, aggiungerei.