Alla Scoperta della Ville Lumière
L’Erasmus in una grande città è sempre sinonimo di incertezza, paura e trepidazione. Da un lato, la voglia di essere immerso in una cultura nuova, seppur non troppo distante da quella di “casa”. Dall’altro la paura di non riuscire ad ambientarsi dato il poco tempo a disposizione.
Vivere l’Erasmus a Parigi sintetizza bene queste due facce della stessa medaglia. Parti con l’idea di una città fredda, che ruota attorno ad un “pezzo di metallo” di fine 800, con degli abitanti chiusi in sé stessi, a volte sprezzanti, a volte rumoreggianti. Torni con il cuore rinfrancato dal fatto che in realtà Parigi sia stupenda, piena di punti culturali unici come la Chiesa del Sacro Cuore di Montmartre, il quartiere degli artisti e delle “luci rosse”, che svetta e osserva la Senna; il Museo Pompidou dove sono conservate le opere gli artisti contemporanei del 900, il Louvre: il custode dell’arte per eccellenza, la Tour Eiffel, per l’appunto, ma anche i Giardini di Lussemburgo, la Saint-Chapelle, Notre-Dame con le sue guglie che ancora emanano il terrore delle fiamme che l’hanno arsa; e poi le vie chic come Rue de Bac, Rue des Saint-Peres e Rue de Rivoli; e la sua gente in realtà è più cortese, gentile, sorridente di quello che possa sembrare. Quest’estate durante la mia permanenza in Brasile per il progetto di volontariato ho acquistato un piccolo souvenir per casa che spiega perfettamente e in tre parole, cosa sia necessario per sentirsi felici a Parigi: “gentileza gera gentileza”.1
La mia esperienza di studio all’estero è stata nel complesso fantastica. Come dicevo, ho incontrato una città che con il tempo si è aperta a me, come mi sono aperto io a lei. Ho conosciuto studenti volenterosi e determinati a cambiare il mondo in positivo. A questo proposito, SciencesPo si è rivelato un hub di intelletto, ricerca, conoscenza e studio approfondito delle dinamiche e delle relazioni che governano il mondo, seppur stringente e rigorosa.
Proprio l’università che supera la LUISS nei ranking europei e mondiali, in realtà mi ha fatto riflettere su quanto io sia stato fortunato a poter studiare in questi due eccellenti atenei. Se la LUISS spicca per i suoi servizi, le cosiddette facilities, SciencesPo emerge prepotentemente per la qualità dei suoi corsi. Per dirla alla Dante, sono “uscito a riveder le stelle”. Durante il mio percorso ho costruito un curriculum così variegato da passare a parlare di Cina, Stati Uniti ed Unione Europea a Russia e Ucraina, ma anche di Storia dell’Economia Globale, di Teorie e Pratica di Diplomazia e delle sfide dell’Unione Europea come le migrazioni, l’Euro e il cambiamento climatico.
Indubbiamente, non posso solamente parlare di studio: a Parigi ho anche imparato a fare Tai-Chi Chuan, l’antica arte marziale di difesa personale cinese e mi sono dedicato al francese, una lingua tanto bella quanto l’italiano dal punto di vista della sua ricchezza e musicalità; ma anche tremendamente complessa nei suoi modi e tempi verbali. Non posso dire di parlarlo bene, ma se prima sapevo poco, ora so di più.
A differenza del mio amato collegio, a Parigi ho soggiornato in un appartamentino sul 16esimo arrondissement, quello delle ambasciate e dei consolati o della famosissima metro della linea 6, che permette di ammirare la Tour ogni volta che la si prende in direzione Étoile. La differenza principale è stata la mancanza di scambio tra persone, che caratterizza noi “Mazziani” e che rende il Collegio un’oasi.
Però, vivere a Parigi mi ha fatto comprendere una cosa: il mondo si sta evolvendo. Per questo ora posso rispondere con sincerità che non è corretto fare paragoni tra Roma e Parigi. La prima è rimasta ancorata al suo passato glorioso, mentre la seconda si è evoluta nel futuro.
Nicola Ragazzi