
Venerdì 1° marzo, ore 15:00: è tutto pronto per la partenza.
Giusto il tempo di mandare giù un boccone per pranzo e ci dirigiamo verso piazza Acilia per prendere il pullman che porterà una folta delegazione del Collegio Mazza al monte Terminillo per una gita di tre giorni. Ordinatamente si sale sul mezzo e ci si accaparra i posti per il viaggio. Con noi anche la mascotte ufficiale della gita: la piccola Lucrezia, indiscutibilmente la più energica del gruppo. Il torpore pomeridiano prende il sopravvento sugli studenti e sulle studentesse mazziane, e la traversata trascorre in tranquillità.
Sorpassata Rieti, però, gli animi si riaccendono: comincia l’anabasi verso l’hotel Togo, accompagnata dalla vista sorprendente della neve. A destinazione ci attende un mondo diverso da quello lasciato nella Capitale: nebbia, neve e freddo sostituiscono l’umida freschezza romana. Ci dirigiamo verso l’hotel, che appare subito accogliente e dall’aspetto tipicamente montano, ma non c’è tempo per farsi sedurre dai letti delle stanze: cominciano subito le attività formative.
Don Luca ci presenta Giovanni, colui che coordinerà i lavori di gruppo, incentrati sul concetto di comunità. Nel corso di questa prima attività abbiamo modo di riflettere sulla comunità del Collegio, sugli aspetti positivi, ma, soprattutto, su quelli che vorremmo cambiare. E subito dopo l’ottima cena possiamo immediatamente mettere in pratica le riflessioni fatte poco prima, cimentandoci in accese “battaglie” di palle di neve, che sfumano quella divisione in gruppetti, che nell’attività formativa precedente era stata indicata come elemento negativo della comunità mazziana. Questa “effervescenza collettiva”, comunque, trova il suo limite nella stanchezza generale. Finalmente si raggiungono le coperte e la gradevole atmosfera che si è creata rende il sonno più piacevole.
Sabato 2 marzo, ore 08:00: l’ottimismo prodotto dalla cena della sera precedente ci spinge a scendere frettolosamente per la colazione, che, in effetti, non delude le aspettative. Alle nove e mezza comincia una nuova attività, incentrata, ancora una volta, sulla nostra comunità: cosa migliorare e cosa rafforzare dello spirito di corpo del Collegio Mazza? Anche in questo caso le riflessioni sono molto interessanti e il lavoro di gruppo ci spinge ad un confronto costruttivo.
A pranzo, il pensiero è proiettato all’attività pomeridiana: la ciaspolata sulla neve. Le navette ci conducono al punto di partenza, le guide ci infilano le ciaspole e si parte. Nel corso di tutta la passeggiata continua il fuoco amico (e amichevole) delle palle di neve, che rende meno faticose salite e discese, finchè non si arriva ad uno spiazzo dove ci viene servito un ottimo vin brulè dalle guide. Proprio quest’ultimo, forse, ci aiuta ad affrontare un’improvvisa tormenta, con canti e risate. In hotel torniamo stanchi, bagnati, ma entusiasti. Lì ci attende la cena, come al solito, ottima. Le gambe protestano, e dopo le docce calde il letto attrae più di ogni altra cosa: finisce così un sabato ricco di esperienze.
Domenica 3 marzo, ore 08:00: l’ultima sveglia ad alta quota ci spinge all’incontro finale con Giovanni. Il compito è immaginare in gruppi un’attività da realizzare che possa rinsaldare la coesione della nostra comunità. Le proposte sono molto interessanti: si parla di campeggi, di volontariato nelle spiagge laziali, di cahiers de doléances anonimi che possano palesare le criticità del Collegio. Il lavoro è spronato dalla possibilità per i gruppi di vincere il concorso, potendo così organizzare realmente la propria attività. Alle undici e mezza inizia la messa e, poi, tutti a pranzo. Poco dopo si parte.
Il viaggio di ritorno viene animato dall’annuncio della vittoria del concorso da parte del “Beach day”, preferito sia dalla “giuria popolare” di noi studenti, sia dalla direzione. Il colpo di coda dell’esperienza montana è il canto all’unisono di Cremonini, che accompagna l’ingresso a Roma.
Émile Durkheim commenterebbe entusiasta questa esperienza: direbbe, forse, che la comunità mazziana è riuscita, al Terminillo, ad uscire da uno stadio segmentario ed alveolare, formando una società vera e propria. Senza voler ricorrere alla sociologia, si potrebbe semplicemente dire che quella volontà di rendere coesa la comunità mazziana, espressa teoricamente nelle attività formative, ha trovato concretezza al monte Terminillo. La scalata è durata tre giorni e la vetta è stata raggiunta. Ora spetta a noi non riscendere a valle.